di Giovanna Pandolfelli
Questo primo romanzo di Giovanna Pandolfelli è uno sguardo sulla femminilità, sulla realizzazione professionale e personale delle donne, sulla maternità biologica e adottiva.
Il romanzo tocca vari temi intorno alla donna, ma anche intorno all’alterità, al diverso, alle reazioni che questo provoca.
Ambientato sull’isola di Lampedusa, tra gli isolani che considerano la Sicilia “il continente” (quando per i siciliani “il continente” è l’Italia della penisola…), il romanzo si inserisce bene nella diatriba culturale tra chi considera gli immigrati “clandestini” e chi invece li vede come “migranti”.
Ma è anche una storia tutta al femminile sull’emancipazione da una mentalità maschilista di chi continua a considerare il ruolo della donna come subalterno e comprimario di quello dell’uomo, o’ masculo:
Angela prese il fagotto senza ringraziare, si sentì profondamente umiliata da quel gesto in cui lesse tutto il disprezzo per quello che lei era diventata e che non aveva saputo essere. Una donna colta, con una professione, con dei sogni e non una moglie capace di stare al proprio posto, di cucinare e, non ultimo, di procreare
Il respiro dell’Isola è anche un’esperienza sensoriale, descritta a parole ma che sembra quasi promanare dal libro e investire il lettore: l’origano, il peperoncino, i capperi non raccolti, che si trasformano in splendidi fiori dai petali bianchi e dagli stami rosato-violacei (le cosiddette orchidee del Mediterraneo) non sono solo una creativa invenzione dell’autrice per descrivere i personaggi del racconto, ma sono veri e propri profumi che connotano di tipico il luogo e l’atmosfera, rendendo comprensibile l’isolamento in cui si chiudono i lampedusani, abitanti di un’isola senza frontiere, circondata solo dalle onde del mare, ma proprio per questo così invisibili e nello stesso tempo invalicabili.